Questo lungo scritto non è a mia firma ma di
un'altra persona, l'autrice è A. Strata e trovo quanto scritto da
lei molto vero e toccante. Buona Lettura! Micaela
L' UOMO CHE NON ESISTE
L'uomo che non esiste non sa che cosa sia una scelta, perché egli non conosce se stesso, né i propri gusti, né che cosa possa odiare o amare. Da tutta una Vita, quindi, si veste e si traveste di conformismo e convenienze, cercando, disperatamente, a seconda delle situazioni, di fare la cosa più "giusta", quella che più lo renderà popolare nella collettività, che più gli consentirà di esistere, che più gli attribuirà un valore, seppur di riflesso, dall'esterno. Perché l'uomo che non esiste non riesce a dialogare con se stesso, non riesce a mettere a fuoco i propri sentimenti e desideri, non conosce il proprio sé, se non una proiezione fittizia di quest'ultimo, fatta di cose che potrebbero piacere al mondo, che gli altri si aspetterebbero da lui, o che potrebbero andare a genio alle persone, secondo la morale ed il gusto comuni, rendendolo così fiero di se stesso seppur non esistendo. Fu così che l'uomo che non esiste un giorno si sposò, perché in quell'assetto societario era la cosa che più gli convenisse e lo mettesse in buona luce. Per questo motivo, volle avere una moglie bella (o quantomeno che potesse piacere agli altri) una macchina bella, potente e alla moda ed una casa bella e molto grande, magari vuota, ma che gli fungesse da"status" come tutto il resto, per convincere se stesso ed il mondo di valere qualcosa. Poi divenne padre, perché essere padre è cosa buona e giusta ed essere un buon padre che apparentemente si annulla in funzione dei figli e della moglie potrebbe essere anche meglio. L'uomo che non esiste, però, viveva afflitto dal dilemma di cosa gli piacesse per davvero ed ogni giorno si alzava per vivere una Vita non sua, perennemente alla ricerca di un'attenzione altrui e di un valore attribuitogli dall'esterno che lo facessero sentire una persona. Così iniziò a suonare la chitarra, ma poi smise, perché lo fece solo per nutrire il suo ego in un ambiente in cui amavano la musica. E poi cominciò a cantare perché conobbe una ragazza che cantava e poi a scrivere poesie perché conobbe una ragazza che scriveva e poi ad andare in bici perché alle nuove persone che conobbe, la bici piaceva. E via dicendo così, per tutta una Vita. Eh già, perché l'uomo che non esiste era afflitto dal dilemma che lo rendesse più valevole avere e poi tentare di trattenere a sé una moglie (ormai ex) esausta, oppure portarsi a letto tutte le donne che voleva (o, quantomeno, che pensava piacessero agli altri). Così, in preda al dubbio ed alla paura del giudizio perenne, iniziò a fare o a far supporre di fare, entrambe le cose. Perché l'uomo che non esiste per valere qualcosa qui ed anche lì sarà costretto a condurre molte vite. Ad interpretare molte parti. A cambiare e sostituire continuamente situazione e amici, cercando sempre di denigrare gli altri per uscirne vittima e pulito, così da acquistare valore nella sua proiezione di correttezza e perfezione.
Perché l'uomo che non esiste, se mai lo incontrerete, per garantirsi di essere qualcuno sarà costretto a distruggere voi, donne o amici che siate. Comincerà col voler essere qualcuno ai vostri occhi, innanzitutto, dicendo e facendo esattamente quello che in quella specifica situazione lo renderà più popolare, frequentando la ragazza che si convincerà piacere agli altri, e gli amici che più gli saranno convenienti alla sua meta. La meta di esistere per almeno un minuto. La meta di sentire. La meta di essere qualcuno. E allora vi farà perdutamente innamorare incarnando precisamente quello che voi avreste sempre voluto, una specie di voi nello specchio, una proiezione dell'essere perfetto che, propriamente in quanto tale, non esiste, né mai potrà esistere. Perché starà cercando, attraverso la sua deleteria mise en scène, di essere qualcosa per voi, secondo i vostri canoni, nel vostro mondo e non nel suo che egli non conosce. Solo che voi non potrete venerarlo in eterno. Non potrete continuare a lodarlo mentre lui si farà vittima, pulcino bagnato e eroe di morigeratezza, solo per ottenere in cambio un poco di incoraggiamento, attenzione e ammirazione. Perché voi sarete reali e imperfetti e volubili e veri e in contatto con voi stessi. Così, l'uomo che non esiste, che vi aveva scelti o scelte perché credeva incarnaste la tanto ambita perfezione, si accorgerà presto che voi siete umani imperfetti, che vi muovete, che parlate, che avete un passato all'infuori di lui. Che non potete più garantirgli un riflesso integerrimo. Si sentirà imperfetto e non potrà accettarlo ed allora si vestirà da vittima di nuovo, cominciando a proiettare su di voi le sue mancanze e le sue paure. Immaginerà che tutti vi vogliano o che magari li tradiate ed allora si vendicherà trattandovi come zerbini, lasciandovi in attesa, punendovi con strazianti silenzi e tradendovi (lui per davvero) al solo scopo di distruggervi tenendovi in pugno. E vi odierà così tanto per il semplice fatto che esistiate e che siate capaci di sentimenti e di scelte e di idee, che comincerà a sfidarvi lasciando libero il suo ego onnipotente, l'ego immenso di colui che può tutto, di colui che può avere tutte le donne che vuole, che se ne fotte di tutto e di tutti, e che pubblicamente vi umilia, perché niente in effetti, agli occhi della malcapitata o del malcapitato di turno, potrà renderlo più potente di questo. Eh già. Perché lui non potrà avervi. Non potrà amarvi. Ed esattamente come la volpe che non giungendo all'uva la denigra, allora proverà a distruggervi, come unico senso di possesso. Perché voi non sarete più perfetti, non risponderete più ad una valutazione fatta di assoluti e, in quanto tali, non potrete più interessargli o, perlomeno, renderlo qualcuno agli occhi del mondo. Così, improvvisamente, ed incredibilmente (per voi) si dimenticherà in toto dell'iniziale idillio d'amore che, ovviamente, come qualsiasi copione recitato, non avrà lasciato poi un grande imprinting nella di lui memoria. E vi ritroverete confuse, devastate, parcellizzate, a passare i giorni e le ore domandandovi che cosa siate, che cosa abbiate sbagliato, cosa vi stia accadendo, e chi mai abbiate incontrato, se il perfetto paparino di famiglia che darebbe la Vita per un minuto di morigeratezza, o un porco sadico, bugiardo e assetato di promiscuità che non perde occasione per umiliarvi, lasciarvi in attesa, denigrarvi e farvi trovare tracce dei suoi tradimenti (reali o fittizi che siano). Eh già. Perché all' uomo che non esiste fa molto più comodo sabotare se stesso che prendere coscienza di non avere idea di chi (non) sia. Pensate. Tutta una Vita senza sapere cosa vi piaccia davvero. Senza sentire davvero. Sostituendo il vostro desiderio ipotetico con il desiderio comune. Proiettando il mondo su di voi e le paure sul mondo. Vivendo e travestendovi di assoluti quali "sono giusto, sono umile, sono sincero, sono fedele" perché completamente incapaci di avere un'idea. Costretti e condannati a vivere più vite, ciascuna in funzione di cosa potrebbe nutrire di più il vostro ego in quella determinata circostanza, rendendovi conseguentemente valevoli. Costretti a distruggere e persino infamare e diffamare con terzi (per uscirne quantomeno puliti) ciò che non potrete mai avere e che, inizialmente, avevate idealizzato in un anelito di perfezione che avrete confuso con l'amore. Pensate cosa possa voler dire invidiare agli altri di sentire la Vita.
E pensate che io l'ho incontrato un uomo così. E me ne sono persino perdutamente innamorata. Mi sono innamorata della splendida recita che aveva fatto per me (ma in fondo solo per se stesso) degna dei più scrocianti fra gli applausi. Mi sono innamorata del suo dolore che traspariva da quegli occhi incredibili, quasi disumani, prima innocenti e bambini e poi distaccati e gelidi. D'altronde mi aveva scelta perché secondo lui ero bella e intelligente e emancipata e perfetta, tanto da garantirgli uno status di potere, quindi (alla fine, dai) mi piace prenderlo come un complimento. Perché l'uomo che non esiste ignora di avermi fatto del male. Davvero lui suppone che io non sia perfetta e che non meriti il suo (non) amore. Davvero lui sta ancora vagando nel mondo fingendo al contempo di essere un ottimo ex marito, un fantastico padre, una vittima di questa maledetta società ed al contempo un amante focoso, un latin lover, uno spupazzatore di femmine, un biker, un surfista, un poeta. Pensate cosa significhi non conoscere la differenza tra sesso e amore, non sapersi concedere, non potersi dare se non attraverso uno schema di ciò che si suppone gli altri si possano aspettare. Arrivare a parlare di passione con occhi distaccati o interpretare tenerezza negando l'amorevolezza dei baci.
Pensate che stanchezza arrivare alla sera, avendo vissuto mille e mai nessuna Vita. Pensate cosa significhi essere un uomo che non esiste.
La psicanalisi lo definirebbe narcisista perverso, psicopatico, maligno, #np. Le chiacchiere da bar lo additerebbero odioso, falso e misero "vampiro". Le donne rimaste invischiate nella sua collosa ragnatela di ambivalenza e doppi giochi, invece, parleranno di lui come uno "stronzo, bastardo maledetto", amando ancora l'idea che inizialmente si erano fatte di lui attraverso la sua pantomima impeccabile. Ed io, che passando attraverso il suo dolore ed il suo niente travestito alla rinfusa, ho ritrovato il vero valore di me stessa, posso chiamarlo solamente "l'uomo che non esiste" e pensare che non mi serva vendetta, perché sarà la sua stessa (non) Vita a vendicarsi per me.
(A. Strata 2018)
L'uomo che non esiste non sa che cosa sia una scelta, perché egli non conosce se stesso, né i propri gusti, né che cosa possa odiare o amare. Da tutta una Vita, quindi, si veste e si traveste di conformismo e convenienze, cercando, disperatamente, a seconda delle situazioni, di fare la cosa più "giusta", quella che più lo renderà popolare nella collettività, che più gli consentirà di esistere, che più gli attribuirà un valore, seppur di riflesso, dall'esterno. Perché l'uomo che non esiste non riesce a dialogare con se stesso, non riesce a mettere a fuoco i propri sentimenti e desideri, non conosce il proprio sé, se non una proiezione fittizia di quest'ultimo, fatta di cose che potrebbero piacere al mondo, che gli altri si aspetterebbero da lui, o che potrebbero andare a genio alle persone, secondo la morale ed il gusto comuni, rendendolo così fiero di se stesso seppur non esistendo. Fu così che l'uomo che non esiste un giorno si sposò, perché in quell'assetto societario era la cosa che più gli convenisse e lo mettesse in buona luce. Per questo motivo, volle avere una moglie bella (o quantomeno che potesse piacere agli altri) una macchina bella, potente e alla moda ed una casa bella e molto grande, magari vuota, ma che gli fungesse da"status" come tutto il resto, per convincere se stesso ed il mondo di valere qualcosa. Poi divenne padre, perché essere padre è cosa buona e giusta ed essere un buon padre che apparentemente si annulla in funzione dei figli e della moglie potrebbe essere anche meglio. L'uomo che non esiste, però, viveva afflitto dal dilemma di cosa gli piacesse per davvero ed ogni giorno si alzava per vivere una Vita non sua, perennemente alla ricerca di un'attenzione altrui e di un valore attribuitogli dall'esterno che lo facessero sentire una persona. Così iniziò a suonare la chitarra, ma poi smise, perché lo fece solo per nutrire il suo ego in un ambiente in cui amavano la musica. E poi cominciò a cantare perché conobbe una ragazza che cantava e poi a scrivere poesie perché conobbe una ragazza che scriveva e poi ad andare in bici perché alle nuove persone che conobbe, la bici piaceva. E via dicendo così, per tutta una Vita. Eh già, perché l'uomo che non esiste era afflitto dal dilemma che lo rendesse più valevole avere e poi tentare di trattenere a sé una moglie (ormai ex) esausta, oppure portarsi a letto tutte le donne che voleva (o, quantomeno, che pensava piacessero agli altri). Così, in preda al dubbio ed alla paura del giudizio perenne, iniziò a fare o a far supporre di fare, entrambe le cose. Perché l'uomo che non esiste per valere qualcosa qui ed anche lì sarà costretto a condurre molte vite. Ad interpretare molte parti. A cambiare e sostituire continuamente situazione e amici, cercando sempre di denigrare gli altri per uscirne vittima e pulito, così da acquistare valore nella sua proiezione di correttezza e perfezione.
Perché l'uomo che non esiste, se mai lo incontrerete, per garantirsi di essere qualcuno sarà costretto a distruggere voi, donne o amici che siate. Comincerà col voler essere qualcuno ai vostri occhi, innanzitutto, dicendo e facendo esattamente quello che in quella specifica situazione lo renderà più popolare, frequentando la ragazza che si convincerà piacere agli altri, e gli amici che più gli saranno convenienti alla sua meta. La meta di esistere per almeno un minuto. La meta di sentire. La meta di essere qualcuno. E allora vi farà perdutamente innamorare incarnando precisamente quello che voi avreste sempre voluto, una specie di voi nello specchio, una proiezione dell'essere perfetto che, propriamente in quanto tale, non esiste, né mai potrà esistere. Perché starà cercando, attraverso la sua deleteria mise en scène, di essere qualcosa per voi, secondo i vostri canoni, nel vostro mondo e non nel suo che egli non conosce. Solo che voi non potrete venerarlo in eterno. Non potrete continuare a lodarlo mentre lui si farà vittima, pulcino bagnato e eroe di morigeratezza, solo per ottenere in cambio un poco di incoraggiamento, attenzione e ammirazione. Perché voi sarete reali e imperfetti e volubili e veri e in contatto con voi stessi. Così, l'uomo che non esiste, che vi aveva scelti o scelte perché credeva incarnaste la tanto ambita perfezione, si accorgerà presto che voi siete umani imperfetti, che vi muovete, che parlate, che avete un passato all'infuori di lui. Che non potete più garantirgli un riflesso integerrimo. Si sentirà imperfetto e non potrà accettarlo ed allora si vestirà da vittima di nuovo, cominciando a proiettare su di voi le sue mancanze e le sue paure. Immaginerà che tutti vi vogliano o che magari li tradiate ed allora si vendicherà trattandovi come zerbini, lasciandovi in attesa, punendovi con strazianti silenzi e tradendovi (lui per davvero) al solo scopo di distruggervi tenendovi in pugno. E vi odierà così tanto per il semplice fatto che esistiate e che siate capaci di sentimenti e di scelte e di idee, che comincerà a sfidarvi lasciando libero il suo ego onnipotente, l'ego immenso di colui che può tutto, di colui che può avere tutte le donne che vuole, che se ne fotte di tutto e di tutti, e che pubblicamente vi umilia, perché niente in effetti, agli occhi della malcapitata o del malcapitato di turno, potrà renderlo più potente di questo. Eh già. Perché lui non potrà avervi. Non potrà amarvi. Ed esattamente come la volpe che non giungendo all'uva la denigra, allora proverà a distruggervi, come unico senso di possesso. Perché voi non sarete più perfetti, non risponderete più ad una valutazione fatta di assoluti e, in quanto tali, non potrete più interessargli o, perlomeno, renderlo qualcuno agli occhi del mondo. Così, improvvisamente, ed incredibilmente (per voi) si dimenticherà in toto dell'iniziale idillio d'amore che, ovviamente, come qualsiasi copione recitato, non avrà lasciato poi un grande imprinting nella di lui memoria. E vi ritroverete confuse, devastate, parcellizzate, a passare i giorni e le ore domandandovi che cosa siate, che cosa abbiate sbagliato, cosa vi stia accadendo, e chi mai abbiate incontrato, se il perfetto paparino di famiglia che darebbe la Vita per un minuto di morigeratezza, o un porco sadico, bugiardo e assetato di promiscuità che non perde occasione per umiliarvi, lasciarvi in attesa, denigrarvi e farvi trovare tracce dei suoi tradimenti (reali o fittizi che siano). Eh già. Perché all' uomo che non esiste fa molto più comodo sabotare se stesso che prendere coscienza di non avere idea di chi (non) sia. Pensate. Tutta una Vita senza sapere cosa vi piaccia davvero. Senza sentire davvero. Sostituendo il vostro desiderio ipotetico con il desiderio comune. Proiettando il mondo su di voi e le paure sul mondo. Vivendo e travestendovi di assoluti quali "sono giusto, sono umile, sono sincero, sono fedele" perché completamente incapaci di avere un'idea. Costretti e condannati a vivere più vite, ciascuna in funzione di cosa potrebbe nutrire di più il vostro ego in quella determinata circostanza, rendendovi conseguentemente valevoli. Costretti a distruggere e persino infamare e diffamare con terzi (per uscirne quantomeno puliti) ciò che non potrete mai avere e che, inizialmente, avevate idealizzato in un anelito di perfezione che avrete confuso con l'amore. Pensate cosa possa voler dire invidiare agli altri di sentire la Vita.
E pensate che io l'ho incontrato un uomo così. E me ne sono persino perdutamente innamorata. Mi sono innamorata della splendida recita che aveva fatto per me (ma in fondo solo per se stesso) degna dei più scrocianti fra gli applausi. Mi sono innamorata del suo dolore che traspariva da quegli occhi incredibili, quasi disumani, prima innocenti e bambini e poi distaccati e gelidi. D'altronde mi aveva scelta perché secondo lui ero bella e intelligente e emancipata e perfetta, tanto da garantirgli uno status di potere, quindi (alla fine, dai) mi piace prenderlo come un complimento. Perché l'uomo che non esiste ignora di avermi fatto del male. Davvero lui suppone che io non sia perfetta e che non meriti il suo (non) amore. Davvero lui sta ancora vagando nel mondo fingendo al contempo di essere un ottimo ex marito, un fantastico padre, una vittima di questa maledetta società ed al contempo un amante focoso, un latin lover, uno spupazzatore di femmine, un biker, un surfista, un poeta. Pensate cosa significhi non conoscere la differenza tra sesso e amore, non sapersi concedere, non potersi dare se non attraverso uno schema di ciò che si suppone gli altri si possano aspettare. Arrivare a parlare di passione con occhi distaccati o interpretare tenerezza negando l'amorevolezza dei baci.
Pensate che stanchezza arrivare alla sera, avendo vissuto mille e mai nessuna Vita. Pensate cosa significhi essere un uomo che non esiste.
La psicanalisi lo definirebbe narcisista perverso, psicopatico, maligno, #np. Le chiacchiere da bar lo additerebbero odioso, falso e misero "vampiro". Le donne rimaste invischiate nella sua collosa ragnatela di ambivalenza e doppi giochi, invece, parleranno di lui come uno "stronzo, bastardo maledetto", amando ancora l'idea che inizialmente si erano fatte di lui attraverso la sua pantomima impeccabile. Ed io, che passando attraverso il suo dolore ed il suo niente travestito alla rinfusa, ho ritrovato il vero valore di me stessa, posso chiamarlo solamente "l'uomo che non esiste" e pensare che non mi serva vendetta, perché sarà la sua stessa (non) Vita a vendicarsi per me.
(A. Strata 2018)
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